Il borgo nella roccia

Fu il tremolio della terra a segnare la nascita di questo piccolo borgo molisano arroccato su per un ripido costone arenaceo i cui abitanti, per gratitudine ai vicini limosanesi che li aiutarono nella sventura, chiamarono Ripalimosani. La sua caratteristica forma a fuso testimonia la sua origine medievale, il cui abitato si contrapponeva in due contrade: l’una degli artigiani e l’altra più a valle dei “cafoni”, poi ancora dei gessaiuoli e vicino al castello, dei galantuomini. “A rota” ha fatto la fortuna di questo paese, dove trovi ancora le chiavi lasciate vicino alla porta e la genuinità della gente che ti conquista insieme all’odore del pane appena sfornato.

Proprietà in Ripalimosani



Bellissime case nel centro storico

La Storia


Le origini di Ripalimosani risalgono all’incirca all’anno mille, quando la zona era abitata dalle antiche popolazioni, quali Caudini, Pentri e Frentani, tutti genericamente indicati come Sanniti.
Un'antica tradizione narra che, dopo la distruzione di Tiferno, a causa di un violento terremoto, i cittadini della stessa si rifugiarono a Limosano, paese confinante. In seguito, con l'aiuto degli abitanti di quest'ultima, venne riedificato il paese natio e in riconoscenza del popolo Limosanese, al nuovo nome del paese, "Ripa", aggiunsero quello di Limosano.

Certo è che il secondo nome fu dato assai dopo la sua fondazione per distinguerla da altra Ripa (Ripabottoni) esistente nello stesso Contado.

Il Palazzo Marchesale


Senza alcun dubbio, un testimone chiave della storia ripese è sicuramente il Palazzo Marchesale. Chiamato comunemente Castello, anche se la tipologia della struttura lo classificherebbe come palazzo signorile, fu edificato intorno all'anno 1000 quale sede abitativa dei signori locali che si succedettero nel corso dei secoli e furono proprio questi passaggi di signorie diverse che lasciano oggi importanti testimonianze sulla "vita" del castello.

La struttura ha subito nel corso dei secoli varie trasformazioni non perdendo però i connotati del palazzo fortificato, evidenziati dalla forma affusolata e dalla corte interna, punto di snodo per l'accesso alle singole parti, dal giardino pensile e infine dalla torre.

In particolare, si è avuta la costruzione di un "quarto nuovo" che ha esteso ulteriormente la struttura originaria del palazzo, senza alcun miglioramento degli arredi. Degno di nota é il portale di ingresso sormontato da una cornice sporgente che riporta l'iscrizione relativa all'intervento di ricostruzione del 1521, si possono notare ancora oggi situate ai lati appena sotto l'architrave in legno che sovrasta l'arco interno le due carrucole nelle quali scorrevano le catene che venivano manovrate dall'interno per abbassare e sollevare il ponte levatoio, che insieme al torrione, difendevano l'ingresso del palazzo.

Prima di accedere ai piani nobili, vi é un largo cortile in cui si aprono gli ingressi di quelle che dovevano essere le botteghe degli artigiani di corte. Nel piano nobile la cui parte ambientale é esposta a mezzogiorno, vi era una gran sala ad uso di teatro nelle cui pareti, in giro ed in alto, erano rappresentati i re di Napoli. Attigua alla predetta sala vi era una cappella con uno stupendo altare murario presente ancora oggi.


Vi era anche una prigione che i ripesi chiamavano il "cafurdio". Incavata nel tufo e senza luce, aveva tutta l'apparenza di un'orrida tana di belve. Essa si caratterizzava per una catena di ferro fissa al muro con un anello all'estremità, che si metteva al collo del carcerato per tenerlo in piedi e così farlo morire negli spasimi più atroci. Attualmente la parte nobile del castello è adibita a sala ricevimenti di suggestiva atmosfera tale da attrarre molti non ripesi a vivere lì dentro momenti per loro indimenticabili come può essere un matrimonio.


Ai lati del portale corrono due colonne a rilievo, con base e fusto lineari. Dietro al frontone si eleva una base cilindrica dove poggia la cupola e si aprono gli altri punti luce. All'interno la chiesetta presenta una base a croce greca, i cui bracci sono delimitati da una struttura portante, formata da quattro archi chiusi a quadrato che sorregge la base cilindrica. Un altare maggiore é situato nell'abside dove una nicchia racchiude la statua della Madonna della Neve portata in processione la prima domenica di luglio.

Vi é un altro altare, di piccole dimensioni, situato alla destra dell'abside e sopra di esso un'altra nicchia dove é conservata la vera statua della Madonna della Neve, molto più piccola della prima. Una leggenda vuole che, la statua portata in processione fu fatta costruire perché era impossibile accompagnare l'altra fuori dalla chiesetta, in quanto, appena fuori, si metteva a nevicare. Due tele raffiguranti "La lapidazione di Santo Stefano" e "San Silvestro" sono poste lungo la parete della base cilindrica rispettivamente a destra e a sinistra. Suggestiva é la visione di un piccolo crocifisso, posto tra le due tele, in una nicchia a forma rettangolare, incastrato tra due tiranti di ferro. Annesse alla chiesetta, una per lato, vi sono due cappelle destinate esclusivamente alla tumulazione, mentre nella parte posteriore sorgono le sagrestie e la casa del romito.

Il Borgo e le Chiese


Continuando il percorso alla scoperta delle bellezze ripesi si erge maestosa la Chiesa Madre “Santa Maria Vergine Assunta”. Di essa, non è possibile datare con certezza l'anno della sua definitiva costruzione anche se dai registri parrocchiali risulta l'esistenza del campanile già nel 1463. La facciata risale al 1500, mentre la parete posta a nord est è l'unico residuo della chiesa duecentesca. Cinquecentesco è anche il portale principale, cui si accede con quattro gradini, in legno di castagno a masso con numerose riquadrature occupate da formelle a bassorilievo riguardanti la simbologia liturgica; nella lunetta sono presenti l'effige ad alto rilievo della Madonna e due angeli adoranti ai lati.

L'impostazione generale e la fastosità dell'insieme sono di ispirazione tardo-barocca e si fondano su volute, cartocci, spirali ed elementi vegetali. Sulle facciate laterali della chiesa e del campanile sono state inserite sculture di epoca ed ispirazione diverse come riutilizzo di elementi provenienti da costruzioni preesistenti. In un gruppo figurativo omogeneo, sito alla base del campanile, la tradizione popolare vede Adamo, Eva e il diavolo. L'interno della chiesa, suddiviso in tre navate slanciate ed eleganti, è abbellito da ben nove altari, il più antico dei quali é quello dell'Epifania, secondo da destra, un tempo altare maggiore, notevole per la lavorazione degli intarsi e i marmi policromi.

Di pregevole fattura sono il coro e il pulpito (entrambi del cinquecento), quest'ultimo in legno intagliato con motivi floreali e drappi, addossato ad un pilastro e sorretto da un’aquila che porta sul petto lo stemma del comune. Dirimpetto al coro vi é un organo del 1778. Altre opere di notevole interesse artistico sono un quadro di Scipione Cecere sovrastante l'altare della Epifania che ritrae "L'adorazione dei Magi" e una statua del 1700 raffigurante il patrono del paese, San Michele.

Spostandosi ad Ovest del paese al di là del centro abitato, in Contrada Quercigliole, ci si imbatte nella Cappella della Madonna della Neve. La sua costruzione, accertata già nel 1651, è di elementare fattura e prevede un timpano mistilineo che poggia sulla struttura portante con un frontone interrotto ai lati poco dopo l'inizio e sormontato solo da una piccola, ma distintiva campanella. Il portale é lineare con un architrave in pietra e una lunetta appena sopra che, protetta da una grata in ferro, rappresenta l'unico punto luce della facciata.


Curiosità
e piatti tipici



La Cappella della Madonna della Neve

E' così chiamata secondo una pia leggenda che narra di una prodigiosa nevicata avvenuta a Roma sul colle Esquilino la notte del 5 agosto dell'anno 352.

Il Papa Liberio, che quella notte avrebbe sognato la Vergine che gli indicava lo straordinario avvenimento, si recò sul posto e, resosi conto dell'avverarsi del sogno, ordinò che ivi fosse eretta una chiesa da dedicarsi a Santa Maria della Neve (l'attuale Santa Maria Maggiore).

Uno dei piatti tipici di Ripalimosani è la Pizze Gonde, una pizza di granoturco condita con un sughetto a base di: pomodori, peperoni e peperoncino.